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La storia dell’olio d’oliva: un racconto lungo millenni

Quando è nato l’olio extravergine di oliva? Leggi la storia e scopri gli usi nell’antichità

Condimento principale ed ingrediente fondamentale della dieta mediterranea: potremmo quasi dire sia l’olio d’oliva, il vero nettare degli dei. Stiamo parlando, dopotutto, di una componente essenziale della cultura culinaria di decine e decine di paesi; l’oro liquido che da millenni impreziosisce i piatti più semplici rendendoli speciali e dà sapore alle composizioni più eclettiche.

L’olio extravergine di oliva è presente nelle dispense di ogni cucina: dalle case delle famiglie più tradizionali a quelle degli chef più avanguardisti. L’olio d’oliva nella storia ricopre un ruolo fondamentale e, per questo motivo, le sue origini si rivelano particolarmente interessanti. Nelle prossime righe snoccioleremo le radici dell’iconico condimento, fino ad arrivare ai giorni nostri.

 

Quando nasce l’olio extravergine di oliva

L’olio d’oliva vide la luce all’alba dei tempi. Se ne hanno le prime testimonianze a partire dal 4000 a.C., quando le civiltà armena e palestinese cominciarono a parlarne – e la stessa cosa successe in India. Prima di diventare il condimento per eccellenza, il significato che i primi popoli vi attribuivano era quello di unguento medicinale, utile ad alimentare le lampade e a curare la pelle.

Il vero contributo alla nascita del mito dell’olio d’oliva lo diedero i Greci. Ne parlarono e ne tessero le lodi i filosofi e gli autori più illustri del tempo. Le testimonianze sulla presenza dell’olio d’oliva nella mitologia provengono proprio dall’Antica Grecia, dove un tempo si raccontava che la pianta d’ulivo, sacra ad Atena, fosse germogliata dalla punta della sua lancia da guerra.

Il mito narra che, quando la dea sfidò Poseidone per il controllo dell’Attica, un gesto del dio fece sgorgare una sorgente di acqua salata (altre versioni del mito parlano invece di un cavallo), mentre dalla lancia della dea, piantata sull’acropoli, nacque la prima pianta di ulivo. I cittadini, dovendo votare il dio che avrebbe protetto la città, scelsero l’ulivo di Atena perchè lo reputarono un dono più utile e, da allora, questa pianta è simbolo di luce e sapienza. Il suo succo dei suoi frutti, in Grecia, sarebbe stato utilizzato in svariati modi: per preparare cibi, curare il corpo dalle ferite e dalle malattie e, addirittura, per illuminare le abitazioni.

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Dove è nato l’olio d’oliva

Se l’uso dell’olio di oliva nell’antichità vede coinvolti così tanti popoli, non stupisce scoprire che vi sia una disputa su chi abbia inventato effettivamente l’olio d’oliva. È difficile rispondere a questa domanda dal punto di vista fattuale, visto il fascino ammaliatore dei miti sorti al riguardo. Possiamo affermare che la storia dell’olio d’oliva per come lo conosciamo oggi sia nata in Grecia, ma in realtà, il primo codice di leggi a parlare di commercio di olio d’oliva fu quello babilonese di Hammurabi nel 2500 a.C.

L’olio d’oliva è l’oro dei popoli sin dagli albori delle prime civiltà. Le primissime comunità che lo producevano, lo utilizzavano ovviamente in modo molto diverso rispetto a come lo utilizziamo noi oggi: per vedere l’olio d’oliva in tavola, infatti, abbiamo dovuto attendere l’arrivo dei Greci. Come già accennato a più riprese, furono proprio gli elleni ad avviare la coltivazione dell’olivo nel bacino del Mediterraneo e ad adoperarlo in cucina. Ad oggi, del resto, la cucina greca si presenta ricca di piatti in cui l’olio d’oliva è uno degli ingredienti principali e rimane l’alimento essenziale che permette a queste preparazioni di ottenere quel caratteristico sapore fresco che contraddistingue gran parte delle pietanze appartenenti alla cultura culinaria greca e, in generale, a quella mediterranea.

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Come facevano l’olio gli antichi greci

Il mito glorioso dell’olio d’oliva nell’antica Grecia affonda le radici in una storia vera. La storia narra che l’arconte di Atene, Solone, conservò l’ulivo di Atena come simbolo sacro e ne fece piantare altri vietandone l’abbattimento. 

In passato, le olive venivano raccolte una alla volta, con le mani o grazie a bastoni flessibili detti “ractriai”. Subito dopo la raccolta, le olive venivano macinate, in modo tale da poterne conservare le qualità nutritive. L’olio divenne, nell’Antica Grecia, una fonte di guadagno molto importante per i commercianti; dall’altro canto però, la coltivazione dell’ulivo richiedeva spese non accessibili a chiunque, oltre a necessitare di svariate cure: la produzione dell’olio era un processo tutt’altro che economico. 

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L’olio arriva in Italia: il prezioso contributo dell’Impero Romano

Il contributo dell’Antica Grecia nella diffusione dell’olio d’oliva può essere paragonato a quanto realizzato dai Romani. Negli anni dell’Impero, infatti, la pianta venne introdotta in tutti i territori che ne facevano parte ed i tributi venivano pagati sotto forma di olio. Grazie alla civiltà romana la coltivazione delle olive e la produzione dell’olio migliorarono di molto in qualità ed estensione territoriale e il prodotto giunse fino al Nord Europa. I Romani furono inoltre i primi a classificare l’olio d’oliva per tipologia di spremitura

Purtroppo, al cadere dell’Impero cadde in disgrazia anche il commercio dell’olio d’oliva, e pochissimi uliveti sopravvissero nei secoli.

L’olio italiano: dal Rinascimento ai giorni nostri

Trascorsero molti anni e nel Medioevo alcuni terreni furono recuperati allo scopo di produrre cereali e coltivare alberi d’ulivo. La borghesia dei commercianti intuì il potenziale del prodotto sul mercato, investendo considerevolmente nella sua produzione.

Nel 1400 l’Italia divenne il maggior consumatore di olio di oliva al mondo. Al contempo, in Europa e soprattutto nell’Europa del nord iniziarono a svilupparsi prodotti alternativi a base di grassi animali come il burro. Durante il Rinascimento, le abbazie cistercensi e benedettine salvarono l’olivicoltura e la viticoltura dall’abbandono.

Nel XVIII secolo, in Italia si iniziò a catalogare gli ulivi ed i frutti sulla base della provenienza geografica; il Paese divenne il primo produttore in Europa del miglior olio d’oliva. L’olio italiano, da allora, è il più apprezzato e dalla qualità rinomata, riconosciuta tra tutte le tipologie esistenti. 

Oggi, l’olio di oliva è uno dei prodotti alimentari nostrani più apprezzati ed esportati in tutto il mondo.

Qual è il miglior olio d’oliva

Affermare con certezza quale sia il miglior olio d’oliva al mondo, non è un’impresa semplice: ogni Paese, dopotutto, sosterrebbe di produrre e possedere il miglior prodotto tra tutti quelli esistenti.

Una verità di cui però possiamo esser certi e di cui dobbiamo andare fieri è che senz’altro l’olio extravergine di oliva italiano mantiene la sua unicità grazie alle qualità determinate dal territorio e dalle modalità di coltivazione e di produzione

Il terreno italiano è ricco di sali minerali, di sorgenti d’acqua non inquinata e l’aria che si respira è ancora buona: la sapienza, la conoscenza e l’amore che i coltivatori riservano alle loro piantagioni di ulivo e al loro lavoro fa sì che gli alberi siano preservati il più possibile da pesticidi dannosi per l’ambiente e per la salute del consumatore finale.

Il mantenimento di una tradizione millenaria, unita alle tecniche di spremitura a freddo e allo studio delle proprietà chimiche ed organolettiche di questo prodotto, garantisce di ottenere un olio di altissima qualità e ricco di sostanze nutritive benefiche per l’organismo, che non può essere paragonato agli oli di nessun’altra zona del mondo.

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